Lettera di una madre – Roma, 06/10/14
Oggi mi sto facendo del male da sola, perchè pubblicando le foto del giornale che parla dell’incidente del mio adorato ANTHONY mi sto uccidendo. Ma lo devo fare perchè c’è un perchè. Hei!, parlo a te. Sì!, proprio a te chiunque tu sia, uomo o donna, ti chiedo di uscire allo scoperto, di farti avanti e di assumerti le tue responsabilita inerenti all’incidente che causasti il 6 ottobre 2009 causando la morte di mio figlio. Oggi soni 5 anni che stai in silenzio e io lo so che mi vedi, che leggi tutto ciò che scrivo, e che hai dei grandi rimorsi. Allora io ti chiedo di uscire fuori, di dare pace al mio ANTHONY. Dai pace al mio CUORE, e sopratutto, dai pace alla tua COSCIENZA. Non è tardi, assumiti le tue responsabilita e lascia che la giustizia terrena faccia il suo corso perchè oggi fai ancora in tempo. Perchè il giorno che ti troverai davanti a DIO cosa gli dirai? Quale giustificazione darai per aver taciuto la tua colpa? Sono 5 anni che dentro di me s’alza un grido di giustizia. Ti ho anche sognato, non ho visto il tuo volto, neanche il tuo sesso, ma ho visto una persona disperata che chiedeva perdono davanti all’albero dove mio figlio è morto. Io ti scrivo per chiederti di dare pace a mio figlio, al mio cuore e alla tua coscienza. Io posso dirti che ti ho perdonato, è stata una disgrazia, ma assumiti le tue responsabilita. Sono 5 anni che sto facendo ricerche, e non mi fermerò. Dovesse essere l’ultima cosa che farò, ti troverò, anche grazie all’aiuto del mio avvocato, con il quale abbiamo fatto un bel pezzo avanti con la ricerca.Tu facesti la telefonata anonima al 118 e ai carabinieri da una cabina telefonica. E poi scappasti. Se lui avesse avuto una possibilita di vita tu gliel’hai negata! Come puoi dormire continuare a vivere la tua vita con la coscienza che ti tormenta? Hai spezzato la vita ad ragazzo che voleva vivere, che doveva vivere, che voleva diventare marito e padre, che aveva tanti sogni da realizzare. Aveva appena 20 anni, e ora grida dentro di me: MAMMA DAMMI PACE, FAMMI GIUSTIZIA MAMMA! E io lo grido a te! Fatti avanti, libera la tua coscienza e poni pace a tutti questi cuori infranti. Ormai ti sono vicina e ti trovero! E voi altri che sapete le cose, fatevi avanti, spezzate questo muro di omertà, questo muro di silenzio e date anche voi PACE AL MIO ANTHONY E AL MIO CUORE. TI RIPETO QUAND’ANCHE FOSSE L’ULTIMA COSA CHE FARO’ IO TI TROVERO’ E POI POTRO MORIRE IN PACE!
Rita Orfei
Lettera al sindaco di Bari Michele Emiliano – Fasano, 01/06/2012
Riceviamo una lettera da Laura Monno, una madre che vive a Santo Spirito (Ba) con il marito, il signor Gaetano Labianca e il figlio Maurizio, un ragazzo affetto da grave disabilità. La già non facile situazione familiare è diventata ancora più insostenibile dal 24 settembre 2010, quando a causa di un incidente stradale Laura ha perso una figlia di 21 anni, Mariangela. Ma non è tutto, poiché lei e il marito, ora si prendono cura della figlioletta di Mariangela, la piccola Mariarita che al momento dell’incidente aveva solo 18 mesi.
La signora è iscritta alla nostra Associazione e il nostro sostegno nei suoi confronti è doveroso. Il suo è un durissimo sfogo. La missiva è indirizzata al sindaco di Bari, Emiliano, ma anche a tutte le Istituzioni assenti e insensibili davanti alle tragedie della strada. Assenza e insensibilità denunciata dal Presidente Katia Schiavone in occasione del convegno di sensibilizzazione che si è tenuto sabato 26 maggio 2012 a Fasano (Br).
Dunque, accogliendo la richiesta di Laura, inviamo la lettera ai giornali con preghiera di pubblicazione.
Gentile Sindaco Emiliano
sono una mamma che ha perso una figlia in un incidente stradale e da quel giorno sono stata catapultata in un mondo diverso dal suo e da quello che ero solita vivere. In questo mondo isolato, un po’ per volontà, un po’ per costrizione, nel tentativo di rialzarmi ho cercato conforto nella condivisione del dolore con altre mamme incontrate nel mondo virtuale dei social network.
Navigando nel web sono capitata nella sua pagina Facebook e ho letto un suo post del 25 Settembre 2010 che in tanti hanno commentato. Un post in cui scriveva di Gabriele e Adriano che non hanno potuto più far ritorno a casa. Io ho preferito non commentare e ho scelto di esternare i miei pensieri attraverso questa lettera. Noi non ci siamo mai incontrati, neanche in “quella triste occasione”… Parlo dell’incidente del 24 settembre 2010 in cui oltre ai due poliziotti, Gabriele e Adriano, perse la vita anche mia figlia, Mariangela. Forse perché lei non indossava una divisa, la sua morte possiamo considerarla meno dolorosa? Mia figlia era una giovane madre di una bimba di 18 mesi e tornava a casa con la sua Peugeot dopo una giornata di lavoro. Non era drogata…anzi sì!…Lo era di amore per sua figlia, era ubriaca di vita, di sogni, di speranze e progetti.Signor Sindaco, Gabriele aveva 55 anni… mia figlia ne aveva appena 21.
La ringrazio del pensiero rivolto ad una bimba rimasta orfana di madre a soli 18 mesi, la ringrazio del pensiero rivolto a una madre orfana della figlia di 21 anni, ma mi permetta e mi lasci dire a nome di tutte le mamme, quanto noi non crediamo più allo Stato e alla giustizia perché siamo completamente abbandonate. Tuttavia voglio anche rincuorarla affinché non si senta in colpa, poiché ad abbandonarci sono in tanti, familiari e amici per primi. Le riporto uno stralcio della relazione di carabinieri e polizia arrivati sul posto, così capirà cosa mi rode l’anima:
“…Per ragioni non accertate, la Peugeot perdeva il controllo del veicolo e probabilmente in una manovra di recupero dello stesso, in un accenno di frenata sul manto stradale si poneva di traverso a centro e tagliando lateralmente la strada alla Bmw, la quale proveniente a forte velocità non riusciva ad evitare l’impatto.La forza dinamica della Bmw scaricava tutta la sua potenza nell’urto, tanto che la Peugeot veniva letteralmente piegata in due e scaraventata fuori dalla sede stradale nel mentre il motore si distaccava all’urto per prendere altra direzione…”
Poi nella perizia si scriveva:
“Dalle rappresentazioni grafiche e fotografiche e post-urto dei veicoli, deformazioni, nonché le gravissime lesioni finanche mortali, sono tutte riferibili esclusivamente alla velocità tenuta dalla Bmw…”
Non sapremo mai se Mariangela per un qualsiasi motivo, per un malore o guasto meccanico aveva davvero perso il controllo della sua auto, ma sta di fatto che è stato accertato che a causa dell’alta velocità del Bmw l’impatto non si è potuto evitare. Tuttavia si è cercato di scaricare la colpa su Mariangela, probabilmente perché non era un poliziotto e aveva anche la “sfortuna” di essere giovane. Un giovane è più facilmente condannabile. Sicuramente lei, da ex magistrato e da primo cittadino deve difendere l’onore dei poliziotti piuttosto che quello di un anonima ragazza, uno scricciolo alto appena un metro e mezzo, colpevole di guidare una piccola utilitaria a diesel, di scontrarsi contro una potente Bmw 320 blindata e di uccidere due uomini forti e robusti. Sapevo perfettamente che contro lo Stato non avrei avuto il coltello dalla parte del manico. In molte occasioni sono stata zitta per rispetto al dolore delle famiglie e dei morti, ma ora, l’unico modo di continuare a fare da madre a Mariangela, è quello di difendere il suo ricordo gridando al mondo intero l’ingiustizia subita e non permettendo che ne sia calpestata la memoria.
Chiunque può commettere errori: colui che indossa una divisa, una fascia, un cittadino di qualsiasi estrazione sociale. Tutti sbagliamo, ma ammettere i propri errori è segno di civiltà, di umiltà e di onore. Non punto il dito contro le Forze dell’ordine o contro chi ogni giorno fa il suo dovere. Tanti uomini delle Forze dell’ordine rischiano la vita, tanti di loro muoiono ad posto di blocco, durante un inseguimento “vero” o durante una rapina. Tuttavia nessuno li definisce eroi. Voi invece, li avete definite eroi, sin dal primo giorno. Eroe è colui che mette a rischio la propria vita per salvarne un’altra…anche un cagnolino! Mi dispiace, ma io in questa tragedia non vedo vite salvate! Li avete premiati con onori in tv e sui giornali. E’stato inventato un falso inseguimento di due balordi. Vada per la medaglia d’oro…ma dire anche che son stati travolti da una piccola utilitaria, non posso accettarlo. Sarebbe stato più onesto motivare la medaglia per il loro lavoro svolto con dedizione. Li avreste comunque insigniti delle meritate onorificenze, senza offendere la memoria di mia figlia e facendone capro espiatorio.
E al mio dolore avete pensato? Mi son sentita umiliata oltre che rammaricata per aver perso quella briciola di fiducia nelle Istituzioni. Mi son sentita come se mi fosse stato sputato in quella ferita causata da un dolore scarnificante.
Mi parla di coraggio, signor Sindaco! Non avrà, spero, la pretesa di insegnare a me, a noi mamme, come si vive, anzi come si sopravvive, giorno dopo giorno al dolore più grande che un essere umano possa sopportare? Pensa che serva più coraggio a far rispettare la legge con una divisa e un arma, o piangere una figlia chiusa da una lastra di marmo, guardando negli occhi la sua bambina di pochi mesi e cantandole Heidi, violentandosi per frenare le lacrime? Le assicuro che ci vuole coraggio infinito, mostruoso, a guardare quella creatura, divenuta la nostra unica ragione di vita e rispondere ai suoi perché, quando non siamo in grado di rispondere ai nostri.
Signor Sindaco, abbia lei il coraggio di spiegare il perché a quella bambina. Lo spieghi al fratello disabile che in Mariangela avrebbe avuto il suo sostegno dopo la morte mia e di mio marito. Un ragazzo con grave disabilità che non comprende e aspetta il ritorno della sorella. Lo spieghi a noi genitori, a suo marito, un ragazzo che ha dovuto affidarci la sua bambina, l’unica cosa rimasta della sua Mariangela perché non è in grado di mantenerla. Infatti solo questo avevo chiesto: un lavoro per lui che gli permettesse di mantenere la sua bambina. Invece della festa di matrimonio ho pagato personalmente il funerale di mia figlia e da voi ho ottenuto solo silenzio.
Non ho mai chiesto niente per noi e non ho mai ricevuto niente, se non un camper di Barbie…. Evidentemente qualcuno avrà pensato che potrà tornare utile alla bambina rimasta orfana, nel momento in cui perderà anche noi nonni. Potrebbe decidere di usarlo come abitazione!
Laura Monno