Pericolosità “Statale 172”

Pericolosità “Statale 172”, una questione sottovalutata

Torna a mietere sinistri stradali la pericolosa curva “della Cazzodda”. Principale imputato è l’asfalto. Interviene Katia Schiavone dell’Associazione “F. Arconzo”

Con l’incidente stradale verificatosi venerdì mattina (coinvolti un tir e una Peugeot 308), torna di stretta attualità la pericolosità della strada statale 172 dir. nel tratto della curva “della Cazzodda”. Una curva a gomito che serve ad evitare la presenza della cava dei fratelli Vinci. Questa curva è tristemente nota per i numerosissimi incidenti stradali che si sono verificati in passato, ma anche e soprattutto nella storia recente.

Alcuni mesi fa, l’Anas è stata costretta a fare un intervento di urgenza per la sistemazione dell’asfalto perché, in caso di maltempo, nei primi minuti di pioggia, lo stesso diventava molto scivoloso: si creava insomma una sorta di patina insidiosa che non permetteva ai mezzi di avere aderenza sulla sede stradale. Le cronache parlano di decine di incidenti, più o meno gravi, ma capaci ogni volta di creare forti disagi alla circolazione stradale (questa collega Taranto alla Bari-Brindisi).

Domenica scorsa l’incidente più recente, in ordine di tempo, che poteva avere conseguenze davvero gravi: un 21enne di San Vito dei Normanni, a bordo di una moto Yamaha R6 (in compagnia di altri centauri), stava percorrendo la strada statale 172 dir. quando, all’altezza della curva ormai diventata tristemente nota è uscito fuori strada, schiantandosi contro un’auto. Ricoverato in gravi condizioni all’ospedale “Perrino” di Brindisi, solo nelle ultime ore è stata sciolta la prognosi.

Il commento unanime di chi venerdì era sul luogo dell’incidente, anche da parte delle forze dell’ordine, è stato quello che urge un serio intervento di rifacimento dell’asfalto altrimenti si rischia di dare inizio ad un nuovo periodo nero sul fronte degli incidenti stradali. Molto probabilmente l’intervento dei mesi scorsi si è esaurito e ora ne serve un altro, più imponente. Sicuramente per rendere più sicura l’arteria serve ben altro che un semplice obbligo di catene da neve a bordo da novembre ad aprile, come se la collina fasanese fosse un ambiente alpino.

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Sulla questione interviene Katia Schiavone, presidente della “Associazione Flavio Arconzo vittime della strada“. «Nell’inverno del 2010 iniziò il problema, quando l’asfalto era diventato viscidissimo, e durante i 4/5 mesi invernali contammo all’incirca una quarantina di incidenti. Organizzammo un sit-in di protesta e, qualche giorno prima, allo scopo di fermarci, fu irruvidito (grattato) l’asfalto da Fasano fino alla “curva della Madonnina”.  Poi, in occasione della gara automobilistica “Fasano-Selva”, fu rifatto tutto l’asfalto. Ora quel lavoro – spiega la Schiavone – è durato giusto un paio d’anni e nell’ultimo periodo si fanno i conti nuovamente con gli incidenti quando piove. Io non sono un tecnico, ma non ci vuole molto a capire che non è regolare dover rifare un manto stradale ogni due anni».

  Katia Schiavone ha perso qualche anno fa il figlio Flavio in un drammatico incidente stradale a qualche centinaio di metri di distanza dal punto in cui venerdì scorso si è registrato l’ultimo incidente in ordine di tempo. «Ogni volta che sento di un incidente su quella strada – afferma -, il primo sentimento che provo è di impotenza e di terrore all’idea che possano esserci morti e devastazione in altre famiglie. Ogni volta è un replay di quei primi momenti in cui ho appreso la notizia dell’incidente di mio figlio. Ma subito dopo scatta una sorta di reazione rabbiosa nei confronti di gestori, istituzioni, amministratori. Insomma, di tutte quelle persone che ritengo responsabili della situazione in cui versa la strada. Ricordiamo che non si sta parlando di una stradina comunale usata dai residenti, ma di una statale (solo di nome in quanto a standard di sicurezza) che attraversa tutta la Puglia e collega l’Adriatico allo Ionio. Una strada statale strategica per il turismo e il commercio e con una densità di traffico che non ha nulla da invidiare ad un’autostrada. Una strada che necessita attenzione e manutenzione, che invece è rimasta uguale al 50 anni fa, un tratturo asfaltato mai ammodernato e adeguato alla portata di traffico aumentata vertiginosamente nei decenni fino arrivare a oggi».

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